Lavoro o schiavismo francese...

In Tunisia gli emigrati subirono razzismo, ingiustizie e furono sottoposti ad ardue condizioni di lavoro, dove il tempo si faceva infinito, il loro corpo più flaccido a causa della fatica e le loro menti più bisognose di speranza.  

Gaston Loth, uno studioso della colonizzazione francese nel Nord Africa scriveva nel 1905:
                       
" La manodopera italiana è indispensabile [...]. Bisogna essere contenti di avere a disposizione una manodopera così a buon mercato..."

"[...] Sono state  decretate 1500 espulsioni in tre anni contro siciliani più abituati a maneggiare il coltello che la zappa [...]".

"sotto le fredde piogge invernali, o sotto l’ardente scirocco, il siciliano [...], per dieci ore usa il piccone e la zappa.[…] Alloggia in povere tende a gruppi di quindici o venti, si accontenta di mangiare patate e erbe, o umilmente  rassegnato qualora il padrone mette su una bottega di viveri e lo obbliga a comprare da lui a prezzi maggiorati".

"Le donne siciliane sono frivole, noncuranti, sporche... Quando lavorano s'impiegano nelle grandi boutiques di moda, nelle sartorie ecc.. Nonostante la loro innata pigrizia, accettano questo genere d'occupazione più raffinata poiché meglio si adatta alla loro vanità".

"A Tunisi si era organizzata una vera e propria maffia, simile a quella di Palermo e Trapani [...]".

La stampa coloniale francese scriveva:

" [...] Al momento la manodopera più a buon mercato è quella degli arabi... E poi quella dei siciliani".

Anche Charles Géniaux nel 1911 nel suo romanzo Le choc des races, nel quale dichiarava  che l'emigrato è un problema ieri come oggi, riportava:

"[...] Sfortunatamente la canaglia siciliana, spagnola e calabrese che ho incontrato in Marocco, Algeria e Tunisia, m'ha suscitato orrore per un Mediterraneo latino... Ho vissuto in intimità con i mussulmani e sono contento di trovarli superiori agli emigrati della Sicilia e della Spagna."

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