La Grande Ombra Bianca è qui pt. 7
Anna, Janaan e la condivisione…
Janaan stava cercando nella Grande Ombra Bianca la magia di
cui le aveva parlato Anna, anche se ciò che vedeva era solo un bizzarro uccello
un po’ strano, non percepiva la sua bellezza, non la sentiva. I suoi sogni non
scavalcavano i muri e la sua fantasia non rompeva le barriere della realtà, era
dannatamente adulta nel suo modo di percepire ciò che l’attorniava e la sua
sensibilità era praticamente una nomade nel mondo.
La sua tamerice era il suo unico mondo, forse l’unico albero
che aveva visto la Janaan bambina.
Janaan provò a salire sulla tamerice, le sue mani sudate,
più dalla paura di ciò che non conosceva che dal calore di quella giornata, non
le fornirono molta fiducia, ma doveva farcela o meglio provare a condividere la
sua tamerice con la Grande Ombra. Nel frattempo si era posata un’altra cicogna
ancora sull’albero, che osservava Janaan come se fosse uno strano cucciolo di
un qualsiasi predatore.
Anna prese una serie di mezzi per ritornare nella sua
Sicilia e in particolare nel suo golfo. Mancavano pochi minuti e lei trepidava
dall’emozione in macchina con sua sorella, la gioia del ritorno fuoriusciva dai
suoi occhi, la sua bocca non ce la faceva più a vomitare sorrisi inconsistenti.
Finalmente era vicina, aveva scorto il cartello del nome
della sua città, ma c’era qualcosa di strano, lo scenario era cambiato, le sue
sensazioni mutarono: le verdi pianure non erano più verdi, la sua storia
antica, i suoi monumenti, parevano dimenticati, case vuote e incomplete si
affacciavano al suo arrivo, un tappeto di sporcizia a terra era pronta ad accoglierla.
Una volta scesa, solo una cosa le rimase da fare, scappare
veloce verso il mare, era l’ultima cosa che doveva fare, doveva vedere, doveva
sapere che fine avesse fatto il mare.
“Speranza” e ancora “Speranza”, questa era la parola che si
riproponeva nella sua mente, non poteva essere che la sua città fosse morta,
non poteva crederlo, se no in tutti quegli anni con chi era stata quella “corrispondenza
d’amorosi sensi”…
Giunse fino alla spiaggia e lì capì, quel folle scambio di
emozioni e nostalgia in realtà non era mai stata contraccambiata, era stata
sempre e soltanto lei a inviare messaggi alla sua Terra Madre.
Il mare non era più azzurro come prima, ma si era sporcato
delle frivole parole dell’uomo, i pozzi mai controllati dell’industria di
fianco si erano dispersi nelle sue acque. Il tempo le parve fermarsi, provò
rabbia, codardia, inutilità e delusione, forse verso i suoi stessi
concittadini, forse verso se stessa o forse verso entrambi.
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