La Grande Ombra Bianca è qui pt.4


Anna, Janaan e l’emigrazione…

Una bizzarra immagine si era stagliata all’ombra della tamerice, una clandestina, una migrante e Janaan.

Anna raccontò due storie di migranti a Janaan, quella che il vento stesso raccoglieva incoronando il deserto di fantocci che avevano vestito la politica, in cui i suoi occhi si mostravano come cineprese viventi tra la monotonia dei cadaveri, in cui la voce non subiva più come prima la strozzatura della compassione, ma usciva fuori normale, non sentendo più il peso dei morti e dei sensi di colpi. Anna non stava più raccontando fatti eclatanti, unici ed isolati, ma la sua apparente indifferenza nasceva dall’abitudine, quella preoccupante abitudine che aveva sciupato popoli come gli italiani che adesso potevano contare su un loro vero e proprio esercito, quello dei “morti in mare”.

L’altra era una storia poetica e romantica, che riguardava proprio la “grande ombra bianca”, era una storia che iniziava dal sud della Sicilia e che si diramava lungo l’Africa. Una grande ombra non scordava mai il luogo in cui era nata e ogni qual volta emigrava in Africa, dopo, ritornava sempre dalla sua patria, per poi diventare come una partita infinita di scacchi, dove un pedone avrebbe fatto sempre le stesse mosse, una in avanti e una all’indietro. Ma tutto solo per un puro gioco della Natura la “necessità”.

Janaan capì, comprese e a sua volta non provò pena per le centinaia di uomini che erano affogati nella follia avara di un mare oramai non più pubblico, dove non si aveva neanche più il diritto di morire: aveva già visto la morte, la conosceva, d’altronde nel suo paese era la normalità, ed era proprio questa normalità a concederle sicurezza nella parola “morte”.

Janaan rimase incuriosita da questa “migrazione”, le spiegazioni di Anna erano state forse un po’ troppo complicate per una sola bambina, ma questo poco importa, poiché pochi anni dopo, Janaan stessa sarebbe stata una migrante.

Continua…




                                                           Dipinto di Giovanni Iudice.

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