La Grande Ombra Bianca è qui pt.3


Anna e Janaan.

Una comune figura avanzava come pedinata dalla propria ombra verso la tamerice di Janaan. Anna si sedette accanto a Janaan, entrambe fissavano la Grande ombra bianca, ma adesso Janaan non sapeva più chi dovesse indagare per prima con lo sguardo, se la clandestina sul suo albero o se l’impicciona che si era appena seduta vicino a lei. Come mai questa donna si era seduta proprio a pochi passi da lei… troppe domande vagavano nelle testolina di Janaan, troppo impegnata a tenere il broncio alle due estranee.

Si voltava in continuazione verso la sconosciuta, la fissava fino a quando la stessa donna dal volto straniero non si girava, dopo di che Janaan si rivoltava nuovamente, come se la donna, in quel momento, non se ne fosse accorta della sua espressione guardinga.

Anna, comprendendo la situazione bizzarra che si era venuta a creare, si presentò sorridente a Janaan, la quale, titubante, come unica risposta preferì portare più vicino a sé la sua ciotola di datteri.

“Come la vuoi chiamare?”, questa fu la domanda di Anna, che non trovò immediato responso: Janaan non capiva cosa potesse significare tale domanda e per quale motivo avrebbe dovuto dare un nome alla grande ombra bianca. “Perché dovrei darle un nome?”, questa fu la risposta di Janaan, alla quale non andava giù il fatto che il suo albero fosse in ostaggio.

“Così quando ritornerà la riconoscerai in mezzo a tutte le altre e la vostra conoscenza non sarà stata vana. Lei ti racconterà quello che avrà visto, sentito, ciò di cui si sarà nutrita in quei giorni, mentre tu le potrai raccontare tutto quello che avrai fatto nei giorni in sua assenza. Con lei potrai vedere il mondo intero, apprendere ogni cultura, rapire il tempo altrui…”

Janaan stava iniziando a capire, per quanto Anna fosse una ficcanaso, aveva ragione, come poteva una Grande ombra bianca dopotutto non essere magica. Janaan aveva colto la magia nelle parole di Anna e adesso era pronta ad “adottare” l’ombra bianca.

“Come posso chiamarla?”

“Tu come ti chiami?”

“Janaan”.

“Allora si potrà chiamare Janaan”.

“Ma già mi chiamo io così, perché dovrei chiamarla come me…”

“Così al mondo esisteranno due Janaan, tu e la Grande ombra bianca, sarete la stessa cosa. Certo lei è bianca e tu del colore della terra, ma dietro le sue eleganti piume e dietro le tue morbide carni, scorrerà lo stesso magico incanto. Tu e lei, voi, separate da acqua e terra quando lei emigrerà, ma ancorate dallo stesso patto di fede.”

Janaan pareva come stregata da tali parole, ma soltanto una parola non trovava posto nella sua mente e si trovava a vagabondare sommersa in un mare di punti interrogativi: “emigrare…”

Anna, Janaan e l’emigrazione…

Continua…

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