La Grande Ombra Bianca è qui pt.1
Janaan.
Un sospiro soave si levava dal Sahara al passaggio della
“grande ombra bianca”; ancora una volta stava lasciando la sua terra, ancora
una volta stava migrando, così, da sotto la sua pancia candida mescolata alla
polvere del suo campo di battaglia: il deserto, il terreno diventava gioco di
ombre e danze tribali.
Una della grandi ombre bianche si posò su una tamerice, ma
non su una tamerice qualsiasi, la tamerice di Janaan. Janaan, chiamata da molti
Jannah(Paradiso), si sedette davanti al suo albero, distante forse una decina
di metri, ma questo poco importa, come poco importava quanti anni avesse.
Jannan la guardava impaziente, in attesa che abbandonasse il suo albero, mentre
le sue mani appiccicose, il cui colore era simile alla terra sotto i suoi
piedi, portavano alla sua bocca datteri dolciastri, che non mangiava subito,
attendendo che tutto lo zucchero al suo interno si amalgamasse con la sua
saliva.
Se qualcuno l’avesse vista lì seduta, Janaan avrebbe detto
che stava aspettando che la “Grande ombra” volasse via, per non spaventarla, ma
in realtà ad aver paura era proprio Janaan. In genere non aveva paura degli
animali, li accarezzava, li mangiava persino, ma una grande ombra bianca non
l’aveva mai toccata e nemmeno mangiata, chissà che sapore poteva avere, ma per
Janaan non certamente buono, il suo becco arancione l’indispettiva troppo,
persino quello sguardo da scrutatrice e per di più aveva ancora la presunzione
di rimanere seduta sulla sua tamerice.
La tamerice era importante per Janaan, quasi sacra, non era
un albero come tutti gli altri, non aveva foglie come gli altri alberi, il suo
legno non era neanche adatto per riscaldarsi, però aveva una particolarità
unica, che nessun altro albero aveva, le sue foglie sottili, verdi, piccole,
aguzze, scendevano come pioggia sui suoi rami, formando una grande chioma su se
stesso; bastava poggiare la punta della lingua su una delle sue foglie,
inghiottire, attendere che la saliva scivolasse su tutto l’organo del gusto e
dopo di che il palato avrebbe riconosciuto il sapore del salato.
Nel momento in cui
Anna sentì uno sbuffo d’aria calda alle sue spalle, capì…
Continua…
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