Nel mare Dio è morto

Tra due mondi scorticati dal destino, divisi dal patibolo del mare, sedevo sia da una parte che dall'altra: i miei occhi posavano sulla sabbia, si nascondevano tra albe e tramonti, mentre il mio cuore posava sulla Croce, portata da un uomo sulla corrente della salvezza incerta... 
Sulla Croce in mille eravamo, tutti appellavano quell'uomo in modo diverso, chi liberazione, chi speranza, chi conforto e chi Dio... 
Ma solo io vedevo una barca fatiscente squarciata nell'intimo... 
Ma solo io chiamai quell'uomo Compassione: il suo sangue salmastro di lacrime sgorgava dalla sua bocca, il suo dolore dal suo ventre, gonfio di anime perdute.  
Ad ogni impeto del suo corpo la Croce barcollava, ad ogni sospetto di una sua caduta le sue orecchie accoglievano imprecazioni e preghiere. 
Io vedevo una scialuppa affondare... 
Ma io sentivo che stava morendo... 
La terra attesa si mostrò a noi, assetati come non mai di Vita... Ma bastò l'attimo imprevisto di un'onda che si rese protagonista del nostro fato a chiudere la scena: la Croce cedette e con lei Dio 



Rimanevano corpi stesi al freddo del mattino, corpi trasportati via dal mare e anime vittoriose della Fortuna. 

Vedevo una barca distrutta spiaggiata... 
Ma sentivo che Dio è morto. 

Il 7 ottobre del 2017, nelle coste gelesi si è registrato uno sbarco di 15 persone presso la zona "Bulala", superstiti dell'ennesimo viaggio della "speranza". 




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