La Siria non cambia mai

Il verso prorompente delle quattro corde  di un violino era il segnale... 

L'asticella pigiava con invadenza, scalfiva le quattro corde con dolente sinfonia, mentre fragili polpastrelli le rendevano sempre più sottili e vicine al staccarsi, il tutto dava fiato alla Vita.  

Ahmed teneva con forza la mano della sorellina Hanan, sulle sue spalle temerarie di un adolescente portava le loro uniche ricchezze ereditate dalla guerra.  
Facevano tutti parte del grande esercito dei rifugiati, non c'era più distinzione tra anziano o bambino, i vecchi sorridevano al loro passato, i piccoli piangevano al loro futuro.  
L'urlo bellicoso degli spari, le tracce di sangue lasciate dalle ferite dei nudi piedi, le dita strozzate dalla fame che si incrociavano in segno di preghiera, erano il segnale...  
Ahmed tirò fuori il suo violino, spossato e disarmato di speranza, in ginocchio rivolgeva il suo saluto al mondo, le bombe cadevano, uccidevano, soffocavano e Ahmed mai aveva suonato così bene.  
Ad ogni morto, una nota, ad ogni nota un tonfo... Ancora le corde del violino vibravano al fato, ancora la Morte tendeva le braccia all'uomo...  
Ancora Ahmed moriva... 

Ho preferito terminare qui il mio racconto, non potevo permettermi altra presunzione nel cercare di comprendere fino in fondo il significato della guerra, della fuga, della lotta in Siria.  

Solo nel giorno in cui proverò la vostra vita, solo allora, potrò definirmi vostra sorella e raccontare la vostra storia... 


Oggi oltre 11 milioni di persone sono state costrette a lasciare la loro patria: tra questi circa 7 milioni sono ancora in Siria, mentre 4 milioni hanno lasciato il loro paese e altri sono in viaggio per l’Europa...







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